Vittorio Alfieri - Opera Omnia >> Annali |
lalfieri testo integrale, brano completo, citazione delle fonti, commedie opere storiche opere teatrali, in prosa e in versi, operaomnia # Anno 1790. Finite intieramente le stampe, scriver la vita. Balocco di traduzioni di Virgilio, e Terenzio. Riposo. Schizzi di tramelogedie, e di commedie e di satire. Anno 1791. Dar corpo e versi a due tramelogedie. Tentare l'abbozzo d'una commedia. Proseguire le due traduzioni in versi. Scriver due satire. Tentare due altre tramelogedie. Anno 1792. Se la commedia riesce e regge all'esame, verseggiarla; abbozzarne due altre. Le traduzioni in versi. Scrivere due satire. Versificare le due tramelogedie, se reggono. Anno 1793. Verseggiar le due commedie; abbozzarne due altre. Proseguir le traduzioni in versi. Scrivere due satire. Anno 1794. Abbozzar due altre commedie. Verseggiar le abbozzate nel 93. Proseguir le due traduzioni. Scrivere due satire. Anno 1795. Verseggiar le due commedie del 94: abbozzarne due altre. Finir le due traduzioni. Scrivere due satire. Anno 1796. Verseggiar le due commedie del 95. Abbozzarne due altre. Riprendere, limare, e porre in ordine il Sallustio. Cominciar la vita d'Agricola. Scrivere due satire. Anno 1797. Verseggiar le due commedie del 96. Abbozzar le due ultime. Finir la vita d'Agricola, e ridettare il Sallustio. Finir le satire. Anno 1798. Verseggiar le due ultime commedie. Correggere e dettare tutte le satire. Dettar la vita d'Agricola. Anno 1799. Riposo, e traduzione del trattato della Vecchiaja. E lima delle due traduzioni in versi. Anni 1801, 1802, 1803. Ultima lima, dettatura e stampa delle tramelogedie prima, poi commedie, poi satire, poi traduzioni in versi, poi in prosa. Anno 1800. Dettatura e stampa delle quattro tramelogedie; e di due commedie. Trar la Vita fino al presente anno. Anno 1801. Dettatura e stampa di sei commedie. Anno 1802. Dettatura e stampa di cinque commedie, e d'alcune satire. Anno 1803. Dettatura e stampa delle satire rimanenti, e del Virgilio. Anno 1804. Dettatura e stampa del Terenzio, e parte del Sallustio. Anno 1805. Stampa del Sallustio, vita d'Agricola e Vecchiaja. Trarre la Vita fino al presente. Anno 1806. Dettatura e stampa della Vita. Dall'anno 1807 in poi vegetare e pedantizzare sui classici. Disegnato in Parigi 23 settembre 1790. Presente Psia. E sarà poi quel che a Dio piacerà. Anno 1790, in Parigi. ANNI LETTERARJ 1774. Torino. Nel febbraio, primo schiccherio di due atti e mezzo della Cleopatra in versacci. Essendo però in una totale ignoranza crassissima d'ogni cosa: come lo dimostra quell'infelice aborto primo. 1775. Torino, e ai monti, a Cezannes. Nel gennaio il primo sonetto, e quindi più altre pessime rime. Versificazione e rappezzature della malfinita Cleopatra in tutto il marzo. Nell'aprile, ideate, e stese, in prosa francese, il Filippo e il Polinice. Continuato a rabberciare inutilmente la Cleopatra ora aggiungendovi scene, ora levandone, ora mutandole, ora in prosa, ora in versi, ora in francese, ora in italiano, e non ne cavando mai piede finché non fosse recitata nel giugno. In quel mese stesso tentato invano di stendere il Carlo I, rimasto arrenato al terz'atto. Nel luglio, agosto e settembre, ritirato ai monti di Cezannes, tradotte in prosa italiana il Polinice e il Filippo; tentato un'infinità di composizioni in rima di ogni metro, e tutte infelici; cominciato da ben leggere e postillare i grandi, principiando dal Tasso, Ariosto, Dante e Petrarca; e proseguite queste letture e postillazioni nel rimanente dell'anno in Torino; e verseggiato intanto il Filippo I. 1776. Torino, Pisa, Firenze, e Torino. Nel gennajo, preso un pedante per ristudiare il latino, e non intendendo più Fedro, intrapreso a bella prima di studiarlo sopra Orazio; spiegate tutte l'Odi dentro tutto marzo, e alcune Epistole e tutta la poetica. Nel maggio e giugno, in Pisa, ideato e steso l'Antigone; ideate l'Agamennone e l'Oreste; verseggiato il Polinice; e lettolo a quei barbassori; studiato assai sul Seneca tragico; principiato a ricopiar Dante e Petrarca, a guisa di estratti. Nel luglio, agosto, settembre in Firenze, riverseggiato il Filippo II, ideato il Garzia, continuati gli estratti di Dante e Petrarca; altri di Seneca, traducendone molti squarci in versi per mio esercizio; tradotta in prosa l'intera poetica d'Orazio e incominciato a imparare a memoria dell'Ariosto fino a quasi tutto il terzo canto. Letto e studiato gran parte di Lucano. Nell'ottobre, novembre e dicembre, in Torino, principiato a tradurre il Sallustio, e molto inoltratolo. In tutto quest'anno, continuato a far molto rime, e tutte infelici. 1777. Torino, Siena, e Firenze. Nel gennaio sonetto del Ganimede, il primo che sia riuscito passabile, seguitato da molti altri di stile assai migliorato. In tutto marzo, finito di tradurre l'intero Sallustio, e di ricopiar Dante quasi intero, e del Petrarca gran parte. Nell'aprile verseggiato l'Antigone in 19 giorni, e letta ai nostri saccenti. Nel maggio in Sarzana ideata la Virginia. Nel giugno, in Siena, ideato i Pazzi. Nel luglio stesi l'Agamennone e l'Oreste; principiato e finito in tutto agosto i due libri Della Tirannide. Nell'ottobre stesa la Virginia. Nel novembre e dicembre in Firenze verseggiatala. 1778. Firenze. Nel febbrajo e marzo, quindi con interruzione di malattia, finito in giugno di verseggiare l'Agamennone. In maggio principiato il poema d'Alessandro de' Medici e a stanza a stanza finito il primo canto in quell'anno. Nel luglio, ideato i tre libri Del Principe e delle lettere, distribuiti i capitoli, e stesi i tre primi: stesi i Pazzi e il Don Garzia. Nell'agosto ideato la Maria Stuarda; dal settembre in poi, verseggiato l'Oreste. 1779. Firenze. Nel febbrajo, verseggiato i Pazzi. Nel maggio ideato Rosmunda; stesala nello agosto, e ideate Ottavia e il Timoleone. Nel giugno, stesa la Maria Stuarda. Proseguito in tutto l'anno il canto secondo del poema, scritte alcune rime; letti gran parte de' classici latini. 1780. Firenze. Nel marzo, verseggiato Maria Stuarda. Nel luglio stese l'Ottavia e il Timoleone, e riverseggiato per la terza volta il Filippo III. Nel settembre verseggiato Rosmunda. Nel decembre principiato a verseggiare l'Ottavia. Finito in tutto l'anno il secondo canto del poema, e scritte alcune rime. 1781. Firenze, Napoli, e Roma. Nel gennajo in Firenze, nel febbrajo per viaggio, e nel marzo in Napoli, finito di verseggiare l'Ottavia. Nell'aprile, in Napoli, preso a riverseggiare il Polinice II; finitolo nel maggio in Roma. Nel giugno prima podagra leggerissima nata dal troppo lavoro. Riverseggiato l'Antigone II, nel luglio la Virginia II; quindi verseggiato il Timoleone: nell'agosto l'Agamennone II; nel settembre l'Oreste II; nel novembre i Pazzi II; nel dicembre una quarta volta il Filippo IV, e le quattro prime Odi dell'America. In tutto l'anno, circa 40 stanze del terzo canto del poema, ripreso in Napoli. 1782. Roma. Nel gennajo, riverseggiato il Garzia II; nel febbrajo, Maria Stuarda II, nel marzo Rosmunda II e ideata la Merope, e stesala, e ideato il Saùl; stesolo nell'aprile. Nel maggio, riverseggiato l'Ottavia II; nel giugno, il Timoleone II; e verseggiato la Merope; nel luglio, il Saùl. In fin di settembre, finito di averle dettate tutte quattordici. Pochissime rime. Nel novembre recitato nell'Antigone la parte di Creonte. 1783. Roma, Venezia, Milano, Torino, Siena, Genova, Parigi, e Londra. Nel gennajo fatte stampare in Siena le prime quattro, senza più nulla mutare dall'ultima dettatura. Nel giugno, in Venezia l'ultima ode dell'America. Nell'agosto e settembre, in Siena, stampate le sei altre, con leggiere mutazioni; e pubblicatene tre sole. Seconda podagra più gagliarda per l'aver corretto le prove appena pranzato. In tutto l'anno dal maggio in poi, moltissime rime, in ogni luogo; e i primi epigrammi. Nel settembre la risposta al Calsabigi. 1784. Londra, Parigi, Siena, Mantova, Alsazia, Siena, e Pisa. Nel luglio, in Siena, finito il 3° canto del poema; e alcune stanze del 4°. Nell'agosto, e settembre, in Alsazia, ideato l'Agide, Sofonisba, e Mirra. Nel decembre in Pisa, steso quasi tutto l'Agide, fino a cominciato il 5° atto. Molte rime in ogni luogo, e il capitolo dei Cavalli, fra Siena, e Inspruch. Dettate e ricorrette in Siena le cinque Odi. 1785. Pisa, e Martinsborgo in Alsazia. Nel marzo, ideato, e scritto d'un fiato, il Panegirico. Nell'aprile fatto ricopiare la antica traduzione del Sallustio col testo, e ricorrettala leggiermente; ripreso il libro Del Principe e delle lettere, ed inoltratolo fino al capitolo 5° del libro 2°. (Nel maggio 84 pubblicate in Siena le tre ultime tragedie stampate dell'83). Risposto al Cesarotti sovr'esse; e steso il Parere sull'arte comica in Italia. Dal marzo al settembre fatte ricopiare le dieci tragedie stampate e leggermente correttele. Nel decembre in Alsazia finito di stender l'Agide; stese Sofonisba, e Mirra. Molte rime in tutto l'anno. 1786. Martinsborgo e Parigi. Nel gennajo, finito interamente i tre libri Del Principe e delle lettere; steso il dialogo della Virtù sconosciuta. Ideato, steso, e verseggiato, tutta la parte lirica del Caino tramelogedia. Nel marzo finito il 3° canto del poema, e fatto interamente il 4° ed ultimo; e ideato il Bruto Primo. Nell'aprile, ideato il Bruto Secondo. Podagra fortissima per troppo lavoro. Nel maggio verseggiato Agide; nel giugno la Sofonisba; nell'agosto Mirra. Nel novembre, stesi i due Bruti. Nel decorso dell'anno, dettate e corrette leggiermente i Pazzi, Don Garzia, Saùl e Maria Stuarda; e ridettato e corretto l'intero poema, il panegirico e gran parte delle rime; molte rime scritte in quest'anno; e la prima Satira, o sia Proemio dell'altre, nel settembre. 1787. Parigi, Martinsborgo, e Parigi. Nell'aprile, verseggiato il Bruto Primo. Nel maggio, riverseggiata, e rifusa la Sofonisba II; stampato il panegirico; cominciata subito dopo la ristampa delle tragedie, di cui finito a tutto decembre il primo tomo. Corrette leggiermente le tre prime per la ristampa; e rivedute sempre e corretto assai sulle prove. Malattia mortale nell'agosto e settembre in Alsazia. Ricorrette le Odi 5 e dettato il Dialogo e cominciato nel novembre la stampa di essi in Kehl; e intanto, verseggiato il Bruto Secondo. Poche rime. 1788. Parigi. In tutto marzo dettate e corrette le cinque ultime tragedie: nell'ottobre steso il parere su tutte; in tutto l'anno corrette le prove del secondo e terzo volume; e del Dialogo, e Poema, in Kehl; e cominciato a stamparvi le Rime. 1789. Parigi. In tutto maggio, dettati, e corretti i due libri del Principe, e della Tirannide, ed il Parere su le tragedie. Nell'agosto, scritta l'ode di Parigi sbastigliato, e stampatala nell'ottobre, dietro alla ristampa e correzione del Panegirico. In tutto l'anno, stampato in Parigi, e rivisto le prove del quarto e quinto volume; poi ristampate le tre prime tragedie ricorreggendole; il tutto finito circa il Natale. Stampato in Kehl le Rime intere, il libro del Principe, e gran parte di quello della Tirannide. Poche rime. 'Eντεθθεν continuazione della Vita. Epoca IV, cap. 2O. -- Finita la prima mandata delle stampe, e sturbato e stanco mi do al tradurre Virgilio e Terenzio; perché. 1790. Parigi e Parigi. Nell'aprile e maggio, scritto la propria Vita imo al presente. In tutto il maggio finito interamente di stampare a Kehl. Dal giugno in tutto il decembre tradotti due libri e mezzo dell'Eneide e l'Andria e l'Eunuco di Terenzio. Alcune rime. Esercizio di memoria sui classici nostri e latini. Verseggiato in novembre e decembre il Caino. Ideato l'Ugolino. 1791. Parigi, Londra, Olanda, Fiandra, e Parigi. Cap. 21. Quarto viaggio in Inghilterra e in Olanda. Ritorno a Parigi. Per tutto aprile, fino alla partenza di Parigi che fu il 29 detto, lavorato le due traduzioni in verso caldamente. Poi nel viaggio che durò fino a mezzo ottobre, continuate freddamente le due traduzioni in verso; e data, a quel che credo, la penultima limatura al Sallustio, che non resta che a dettarsi. Proseguito l'esercizio di memoria su i classici. Lette quasi tutte le orazioni di Cicerone, e gran parte di altre sue opere. Dall'ottobre in giù avvilito in pensieruzzi del cercar casa, e aggiustarmivi. Anno, sul totale, quasi perduto. Rime pochissime. 1792. Parigi, Ollignyes, la Germania, e Firenze. Cap. 22. Fuga di Parigi. Ci fissiamo in Firenze Fino al dì 10 d'agosto, e alla partenza o fuga di Parigi che fu il dì 18 suddetto, lavorate caldamente le due traduzioni: ma gelido per ogni altra occupazione. Dal fin d'agosto a tutto settembre in Fiandra, continuate le traduzioni e ripreso a rimare. Così nell'ottobre, da Augusta in poi avvicinandomi all'Italia, spesseggiate le rime. Nel novembre e dicembre in Firenze, continuate con sempre più fervore le due traduzioni: molte rime: fatta la satira prima, e seconda; e in fin dell'anno scritta la difesa del re Luigi XVI. Finito di rileggere per la quinta volta il Dante. Continuate le opere filosofiche ed epistole di Cicerone. 1793. Firenze. Cap. 23. Angustie d'animo, e di circostanze in Firenze. Finitevi le traduzioni. Cominciato a recitare. Anno perduto quasi totalmente. Finite le due traduzioni, ricopiato e limato il Sallustio: cominciato a ricopiare il Virgilio. Poche rime. Scritto la lettera sui Francesi nel gennajo. Pensato poco, scritto meno, e temuto molto; dalla ripresa di Tolone dagli schiavi, massimamente temuto per l'Italia. E letto pochissimo. Recitato in Saùl la parte di Saùl. Scritta la satira terza in parte. 1794. Firenze. Epoca IV, cap. 24. Perduti decisivamente in Francia tutti i miei libri, mi do a rifarli e intanto mi distraggo col recitare. Trovo casa ariosa e poetica in Firenze. Altro anno male speso. Proseguito di ricopiare e limare il Virgilio. Comprati di nuovo quasi tutti i libri statimi predati dagli schiavi cannibali. Rimessomi un tal poco a leggerne alcuni. Letto bene Lucrezio. Sul fine dell'anno una fastidiosa diarrea di sonetti. Vissuto sempre nell'incertezza e il timore di dover lasciare per l'invasione degli Schiavicannibali questa vera e sola patria di chi scrive italiano, per trovare tristo e instabile asilo dove la gente favellando mugge. Recitato il Saùl di nuovo e nel Bruto primo la parte di Bruto. E si disse che io recitava assai bene. 1795. Firenze. Cap. 25. Comincio la lettura dei Classici Greci nelle versioni letterali, per curiosità e vergogna: proseguo le satire. Finisco di far lo strione. Anno assai meglio impiegato del precedente. Intrapreso la lettura e studio dei classici greci, su la traduzione letterale latina. Letto e studiato cosi tutto Omero, tutto Esiodo, e mezzo Eschilo, e mezzo Erodoto. Finito di limare e ricopiare il Virgilio. I tre primi mesi dell'anno seguitò la fluidità sonettesca, interrotta poi dalle recite riprese in marzo: prima del solito Saùl, poi del Filippo, in cui feci le due parti, di Carlo prima, poi di Filippo; e durai cosi fino a mezzo giugno, che andai fare una strionata a Pisa; dove recitai da Saùl, con una compagnia di signori Pisani in un teatrino del Balì Roncioni. Respirato alquanto dalle incertezze e timori della guerra stata poco importante in Italia: e il totale dell'anno é stato per me dei più quieti, lieti, e applicati. Limato e ricopiato il Misogallo. Scritte le satire: terza in parte, la quarta e quinta. 1796. Firenze. Cap. 26. Sempre più angustiato d'animo per gli imminenti pericoli, mi do sempre più alla lettura dei Classici Greci, e ne leggo molti dei Latini. Anno infausto per l'Italia invasa dai barbari. Lo studio del greco intrapreso nell'anno precedente per burla, si é fatto una cosa seria in quest'anno. Grammatiche e lessici a furia, il tutto da me e un tal poco ci andai profittando. Finito di leggere Erodoto, letto Tucidide e Senofonte intero, e cominciato Polibio. Finito di leggere e studiare a parola per parola Eschilo, letto due volte tutto Euripide e tutto Sofocle; tradotto l'intera Alceste del primo e cominciato il Filottète del secondo. Letto tutto Aristofane. Letto tutto Seneca tragico, a confronto dei Greci tragici. Ricopiato e accresciuto il Misogallo. Ricopiata e limata la tramelogedia dell'Abele, e fattavi la prefazione. Ricopiate e limate le rime fino a tutto l'anno 95. Scritti non molti sonetti e le satire sesta, e settima (Dì 10 febbraio 1797). 1797. Firenze. Cap. 27. Perché finalmente mi risolvessi a studiare ex-professo la lingua greca da me, e con guai metodo e intenzione vi procedessi. Anno secondo della doppia servitù della vilissima Italia. Proseguito con ostinazione e calore lo studio della lingua greca, con qualche frutto più che l'anno antecedente. Letto tutto Polibio: riletto Aristofane; letto e studiato Plauto, e Terenzio; nota che quest'ultimo l'avevo tradotto, e non l'avea mai letto. Letto e studiato e copiato e tradotto in latino verbalmente tutto Anacreonte. Letti e studiati i due terzi di Pindaro. Letto e studiato Persio. Finito di tradurre il Filottète e cominciato e inoltrato a metà i Persi d'Eschilo. Scritte tutte le rimanenti satire sino in 17 col prologo, dall'ottava in giù. Scritti alcuni sonetti ed epigrammi. Ricopiate e limate le rime di tutto l'anno 96. Borbottato sempre fra denti i verbi greci, e sminuzzata sempre più la grammatica greca che é la prima e la sola ch'io sappia, all'età di 49 anni sonati. Imparato bene i metri tutti d'Grazio e presa una idea sufficiente di tutti i piedi e metri dei Greci e Latini. Comprato pazzamente libri, e in questi ho provata consolazione non piccola, di tutti i dispiaceri e danni e pericoli e timori e servitù in cui viviamo la incomparabile mia compagna ed io. (Di 12 febbrajo 1798). 1798. Firenze. Cap. 28. Primo frutto dello studio ostinato del greco: scrivo spergiurando per l'ultima volta, l'Alceste. Fatte le due iscrizioni sepolcrali per me e la mia amorevole ed adorata compagna; ed andatomi sempre ogni giorno più preparando alla morte; preparandosi ogni giorno più l'imminente servaggio alla misera Toscana, dove ci siamo lasciati cogliere in trappola. Studiato con tutto ciò ardentissimamente e con ostinazione rabbiosa il greco, e fattivi alcuni progressi. Letto in originale addirittura tutto il Nuovo Testamento, meno le 14 epistole di san Paolo. Continuato, finito e riprincipiato tutto il Pindaro e gli Scoliasti suoi, che andantemente ho intesi. Sforzato da chi può più di me, ho stesa in prosa la mia Alceste seconda nel maggio, e verseggiatala poi tutta nell'ottobre. Letto gran parte del Luciano, studiato e riletto il Giovenale, che da più di 20 anni non avea più guardato, e mi riuscì molto minore di prima. Copiale e limate le rimanenti satire. Fatti copiare più volte il Misogallo perfezionato, limato e accresciuto di note e di epigrafi. Fatte pur copiare le Satire, l'Abete e la seconda parte delle Rime che col 98 finiscono. Fatto i due terzi dell'Ode ultima, Teleutodia, da chiudere la raccolta di ogni mia rima. Pochi Sonetti, alcuni Epigrammi; steso in fretta un ammonimento politico alle potenze italiane, breve, da ripulirsi poi. Inoltrata di poco la traduzione dei Persi di Eschilo, e verseggiata piccola parte dei cori del Filottète. Cominciata a ridurre un poco al pulito e ricopiata la mia Vita. Sul totale é un anno più di studio del greco che d'altro; se pure non vi avessi fatta la mia ultima gioventù nel comporre l'Alceste. (Di 25 gennaio 1799). 1799. Firenze e Montui, Villa a un miglio da Firenze. Cap. 29. Prima invasione dei Francesi in Firenze. Ci ritiriamo in villa. Lavori fattivi. Distribuzione metodica ebdomadaria di studi. II presente anno cominciò sotto i più funesti auspizi per la Toscana, stante che a di 30 decembre 98 apparirono a Pistoja 4 in 5 mila assassini, schiavi armati, che ne minacciavano la spogliazione. Ond'io passai gran parte della notte del di 31 dicembre a venire al 1° di gennajo a scrivere le mie ultime volontà ed alcune poche righe alla mia sorella ed all'amico Caluso, da lasciar dopo me. La tempesta poi svanì, ed é differito l'eccidio ultimo per qualche tempo. Comunque sia, ancorché io mi senta la morte alla gola, non lascio però di esercitare alla meglio la sacra mia arte degli studi, ed ho principiato a leggere e studiare a fondo in più lingue l'Antico Testamento, due giorni della settimana, e due altri studio l'Omero nel testo, il quale dopo le ostinate fatiche fatte finora sul Pindaro, mi viene non molto difficile. E cosi proseguirò finché piaccia al destino; ma verisimilmente non finirò questi studii. Il giorno 23 di gennaio ho avuta udienza dall'infelice e purissimo re di Sardegna che espulso dagli assassini si trovava allora ricoverato dal G[ran] D[uca] al Poggio Imperiale. Questo doloroso spettacolo mi ha lasciato delle disposizioni nell'animo ancor più funeste di quelle ch'io me le avessi già. Benché non lo fossero poco. Il di 20 ebbi finita la mia ultima ode; e per sempre dato fine al rimare. Quel poco o molto di tempo che mi rimarrà l'anderò indefessamente spendendo poi nell'ordinare tutti i miei scritti, finirli e limarli per quanto potrò. Cinquanta anni interi ho vissuti, di cui 25 ho studiato e lavorato sempre. Poco mi resterebbe da aggiungere alla fama; anzi scapiterei forse, se avessi la debolezza di voler creare del nuovo. Ma molto e troppo mi resta da imparare per la mia semplice curiosità e istruzione; talché la morte mi dispiacerà molto, prima per l'abbandono della metà adorata di me stesso; poi per non potere proseguire i miei studi che, in 10 anni forse di più, mi lascerebbero poi morir meno asino. Ma si obbedisca in tutto alla sorte; purché non si muoia, né disonorato né schiavo. (Dì 2 aprile 1800). Passò infatti quel bruttissimo anno del 1799 di cui tre mesi e giorni si stette sotto la tirannide francese. Ma né io, né la mia compagna abbiamo neppur visto il viso di un solo di codesti insolenti schiavi, essendo stati in villa a Montui, a un miglio di Firenze, dal di 25 maggio, giorno della loro invasione, sino al di 8 o 10 di agosto, vale a dire poco più d'un mese dopo la loro espulsione, che fu al di 9 luglio, operata in gran parte dagli insorgenti Aretini, e dal nome degli Austriaci, che ancor non v'erano, e più che tutto dall'innata viltà di cedesti conquistatori di città aperte. Nel corrente dell'anno studiai a oncia a oncia quasi tutto il Pentateuco in greco, in latino, in italiano e in ebraico. Così studiai i primi 15 libri dell'Iliade e di nuovo tutto Pindaro. Del resto non ho fatto nulla se non che ricopiare le due Alcesti, e correggerle alla meglio; ma non stanno bene ancora; perché io era troppo disturbato. Ai versi lirici si é posto freno per sempre, e soli alcuni epigrammi ho fatto di contrabbando, dei quali solamente due o tre ne ho scritti, e gli altri me gli sono scordati. Verso il decembre poi permisi a un librajuccio di stampare alcuni sonetti, ed epigrammi del Misogallo, senza apporvi il mio nome; e intitolai quella raccoltina Contravveleno Poetico. E per vieppiù progredire nella lingua greca ho abbajato ad alta voce, e senza quasi niente intenderne, tutto il Proclo sul Timéo di Platone, e tutto il primo tomo di Galeno, e tutto Tucidide. E imparati a mente molti versi d'Omero, di Pindaro, di Anacreonte; d'Eschilo e di Sofocle alcuni. (2 aprile 1800). 1800. Firenze. Cap. 30. Seconda invasione dei Francesi in Firenze: ultima frenesia entratami per forza in capo di scriver delle commedie. Sei ideate ad un parto. Fatto nulla quasi; ma ideate, e abbozzato lo schizzo di sei commedie nel mese di settembre, tutte e sei a un parto. Se poi le saprò e potrò effettuare si vedrà; ma ne dubito. Del resto abbaiato al solito il greco; Tucidide intero per la terza volta; il secondo tomo di Galeno, gli oratori Greci di Stefano ed altri di prosa. Astenutomi affatto dai lirici versi, meno qualche epigrammuccio fattosi fare per forza. Il dì 15 ottobre, ricadde Firenze nella schiavitù dei Francesi, e vi sta tuttavia. Gli studj al solito. Lunedì e martedì la Bibbia, mercoledì e giovedì Omero, di cui ho finito l'Iliade, a oncia a oncia in due anni. Venerdì e sabato Eschilo; e la domenica Pindaro per la quarta volta. Il tutto con ostinazione molta e frutto pochissimo, stante la natura del suolo omai vecchiotto e spossato. Corretto e copiato mezzo il Filottète. (Dì 5 luglio 1801). 1801. Firenze. Cap. 31. Salute molto alterata d'anno in anno. Onde affrettandomi a stendere le sei commedie, notabilmente la peggioro. Studj al solito. Versi punti. Dal luglio a tutto ottobre scritte in prosa tutte sei le commedie ideate l'anno prima; e ciò con tanta ostinazione, ardore frenetico e fatica che nel settembre, non avendo ancora finita la quinta, mi ammalai gravemente, avendo la podagra al petto che mi fece anche sputare un poco di sangue: avviso che mi dovessi spicciare poi a metterle in versi per poterle pure finire, se lo meritassero. Copiato tutti i Persiani d'Eschilo, con la versione, e finito il Filottète di Sofocle, la traduzione. (Dì 4 dicembre 1802). 1802. Firenze. Cap. 32. Rivedo l'Abate di Caluso, che mi ritrova malato in Firenze. Guarii o appena, con tanta più ostinazione e fretta mi pongo a verseggiare le sei commedie d'un fiato. Studj al solito. Versi punti. Dal luglio a mezzo dicembre verseggiate le sei commedie; interrotto al solito come l'anno prima da una malattia in settembre, che mi tenne inoperoso per delle settimane; ma invece di gotta al petto furono fignoli per lutto il corpo, ed uno così mostruoso nella gamba, ficcatosi fra la noce esterna ed il tendine, che fu la più dolorosa cosa che io soffrissi fino a quell'epoca della vita mia. E per l'appunto era da me l'ottimo amico abate di Caluso, venutomi a vedere per un mesetto scarso; ma atteso questo mio male poco ebbi campo a godere della utilissima e dotta sua compagnia. Egli lesse in questo soggiorno le mie quattro traduzioni dal greco, tutte le satire, una commedia di Terenzio, e degli squarci del mio Virgilio e me ne parve contento; ma io non lo sono ancora; e tutte le ricopierò emendandole, s'io campo, o se no le emenderà Vulcano per me. Fino a tutto l'aprile continuai, e finii di copiare le Rane d'Aristofane colla versione. (Di 6 1803). 1803. 1749. A' 17 gennaio nacqui per mia disgrazia. 1750-57. In questi anni stetti colla madre mia rimaritata, da cui n'ebbi come pur troppo si suole in Italia una pessima educazione: cioé pessima di negligenza. 1758. Nell'Agosto di quest'anno fui messo dallo zio in Accademia. 1749. Gramatica 1760. Umanità. 1761. Rettorica. 1762. Filosofia. 1763. Fisica. 1764. Legge. In tutti questi anni stetti tra il terzo, e secondo Appartamento, dove fui quasi sempe malato e non imparai nulla. Nel 64 in fin di Maggio entrai nel primo Appartamento, per la morte dello zio, ed abbandonato a me stesso corsi a piena carriera lo stradone de' vizi. 1766. Nel Maggio del 66 entrai per mia disgrazia nelle truppa: a' 4 d'Ottobre dell'istesso anno partii per Roma e Napoli. 1767-68. Nel 67 e 68 viaggiai in Francia, Inghilterra, Olanda e Svizzera e tornai a' 15 d'Ottobre. 1769. Nel 69 a' 22 di Maggio ripartii per la Germania. 1770. Viaggi in Danimarca, Svezia e Russia. 1771. Viaggi in Inghilterra, Olanda, Francia, Spagna e Portogallo. 1772. Ai 5 di Maggio rimpatriai. 1773. A' primi di Gennajo misi casa con lusso bestiale. 1774. Amori sciocchi, e vili. A' primi di Gennajo malattia grave. Febbraio lasciai la truppa: a mezzo Maggio viaggetti in Toscana. 1775. Amori sciocchi, e vili rotti a' 20 di Febbrajo. Amor di lettura. Cominciato al Luglio viaggio a' monti. In Giugno recita di Cleopatra. 1776. Amor per le lettere. All'aprile viaggio di sei mesi in Toscana. 1777. Idem amor; viaggio in Toscana a' 4 di maggio. Al novembre nuovo amor di Donna, ma degno. l778. Idem amor; donna, e libri. Nel Marzo donazion de' beni; rinunzia alla patria: vendita della casa; risoluzione di non ripatriarmi, se non cangia. -— Nell'83 ne rispondo che mai non cangerà; o ch'io non merito d'esser libero. 1779. 1780. Idem amore, forza di studio di lingua, e forti speranze di gloria. 1781. Viaggio a Roma, e Napoli, poi stabilito a Roma. 1782. Finite le 14 tragedie. 1783. Stampate 10 tragedie; viaggi e infelicità. 1784, e così l'85. Comprati in Inghilterra 14 cavalli, divezzatomi dallo studio e caduto in un mare di piccolezze, e avvilito, e guarito affatto dall'ozio, e dalle cure servili. 1785 e 1786. In fine confinatomi in villa ho ritrovato il mio animo di prima, e le lettere, e la gotta. 1787. Gran malattia in Alsazia. 1787, 88, e 89. Lavorato come un asino alle diverse stampe; e principio del disinganno. EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Opere di Vittorio Alfieri", introduzione e scelta a cura di Vittore Branca, Mursia editore S.p.A, Milano 1979 |
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